Depuratori, fognature ed acque reflue della Puglia. Analisi e monitoraggi di Legambiente, Arpa e Guardia Costiera

Depuratori, fognature ed acque reflue della Puglia. Analisi e monitoraggi di Legambiente, Arpa e Guardia Costiera

7 Agosto 2020 0 Di Redazione

La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale è uno dei principali problemi della Puglia. La nostra Regione è fortemente condizionata da inquinamento delle acque proveniente da fonti fossili o rifiuti illegali spesso scaricati in mare, e per questo i depuratori hanno un ruolo importante. Il Piano di Tutela delle Acque adottato a luglio 2019 prescrive per la metà dei depuratori che il trattamento sia spinto fino a rendere possibile il riutilizzo delle acque reflue. L’obbiettivo è il risanamento di depuratori e fognature oltre al recupero idoneo delle acque reflue e per un loro riutilizzo.

I numeri sono stati forniti da Arpa Puglia e Guardia Costiera che hanno monitorato foci fluviali e scarichi in battigia; Legambiente Puglia ha presentato lo stato di salute dei 185 depuratori pugliesi: 181 gestiti da Acquedotto Pugliese e 4 dai comuni di Biccari, Lesina Marina, Sanncandro Granico – Torre Mileto e Volturara Appula.

«Scendono a due – spiega il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini – i depuratori che scaricano nel sottosuolo e sono Lesina Marina e Manduria Vecchio. Diminuiscono gli agglomerati urbani sottoposti a procedura di infrazione e procedono gli interventi infrastrutturali di potenziamento della capacità di trattamento e abbattimento delle emissioni odorigene sugli impianti non conformi alla direttiva europea sulla depurazione. Chiediamo alla Regione Puglia di continuare a lavorare per il massimo utilizzo delle acque reflue depurate e affinate in agricoltura, ma soprattutto di puntare a ridurre la produzione dei fanghi di depurazione che continuano a essere conferiti in impianti di compostaggio fuori Regione».

Questa mattina al Centro Regionale Mare di Bari in occasione della 34esima edizione di Goletta Verde, campagna di Legambiente, sono stati presentati i dati di monitoraggio di foci fluviali e scarichi in battigia. Secondo Arpa Puglia rappresentata dal direttore generale Vito Bruno, sono 34 gli impianti di depurazione che nel 2019 hanno presentato una non conformità alla Direttiva Comunitaria (91/271) sul trattamento delle acque reflue urbane. 5 con lavori in corso; su 29 sono programmati interventi di adeguamento e potenziamento in corso di progettazione; L’impianto di Casamassima è stato sostituito completamente e per altri 22 è prevista la manutenzione straordinaria. Tra i fattori che possono compromettere il processo depurativo degli impianti ci sono gli scarichi anomali, arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearea.

«Si conferma l’impegno e la visione strategica sui temi del mare e sulla qualità delle acque in generale in Puglia – sottolinea il direttore Arpa Vito Bruno – Questa visione si concretizza per impegno, qualità tecnico scientifiche e strategia istituzionale che vede coinvolta in maniera sinergica la Capitaneria di Porto, la Guardia di Finanza, l’Università, i centri di ricerca e le associazioni ambientaliste tutte impegnate nella difesa e tutela del mare».

Nel primo semestre 2020 Arpa Puglia e la Guardia costiera – Direzione Marittima di Bari hanno monitorato 10 siti lungo l’itera costa marina pugliese scelti sulla base delle loro criticità ambientali. Trani, Bisceglie, Molfetta, Monopoli e Nardò interessate dallo scarico in battigia dei reflui urbani depurati mentre per le aree interessate dallo sbocco in mare di fiumi o canali, sono state campionate cinque foci: Barletta, Lecce, Foggia e due a Taranto.

«I fanghi sono i problemi essenziali – spiega il Direttore Generale di Autorità Idrica Pugliese, l’ingegnere Vito Colucci – chiediamo ad Acquedotto Pugliese la possibilità di realizzare importati tecnologie».

E sono solo 10 in Puglia gli impianti che possono restituire un refluo idoneo. Acquaviva delle Fonti, Casarano, Corsano, Gallipoli, Ostuni, Fasano, Noci, San Pancrazio Salentino, Trinotapoli e Castellana Grotte.

«Sono stati stanziati 6 miliardi di investimenti, dal servizio pubblico al dissesto idrologico – dichiara l’assessore alle infrastrutture della regione Puglia Giovanni Giannini – Di questi, un miliardo è stato assegnato al servizio idrico, di cui 400 milioni a depurazione e fogna».

Legambiente ha presentato poi l’edizione aggiornata di “Non si butta un tubo nei tubi”. Olii e grassi da cucina, prodotti per l’igiene personale e la medicazione cutanea, cicche di sigarette e oggetti in lattice o plastica. Sono i rifiuti da non buttare nel wc o nel lavandino per un corretto funzionamento del sistema di depurazione.

 

A cura di Guerino Amoruso