TOMMASO BLU: “un film invisibile” torna sul grande schermo al Bifest
1 Ottobre 2021Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud. Proiettato il film, del 1987, di Florian Furtwängler. David Grieco:”Spaventosa attualità”
Torna sul grande schermo Il film “Tommaso blu” del regista tedesco Florian Furtwängler, anno 1987. Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud. La pellicola è tratta dal libro, “Tuta blu”, dello scrittore barese Tommaso di Ciaula, edito da Feltrinelli nel 1978. Film poco noto in Italia ma di grande successo in Europa, proiettato sabato 25 settembre al teatro Piccinni grazie all’edizione 2021 del Bif&st.
Tuta blu come la divisa dell’operaio, dell’addetto alla catena di montaggio, blu come il mare da cui Tommaso è costantemente attratto. Tra il dramma e la commedia, la storia si apre con un quadro familiare in cui il protagonista, interpretato magistralmente da Alessandro Haber, rivela sin da subito la sua attitudine poetica. Contrapposto al suo carattere schivo e prepotente, acuito dalla ripetizione di movimenti, dal lavoro interminabile e dai rumori costanti a cui è sottoposto.
Molte sono le scene in cui si possono ascoltare dei passaggi del Tommaso scrittore, libero pensatore e non macchina. Per citarne una su tutte: “Mi chiamano, in senso dispregiativo, il poeta” riferendosi alla sua condizione di operaio in fabbrica insofferente. Il comportamento di Tommaso deve essere quello dell’uomo forte, del padre di famiglia e del lavoratore alienato che cerca di godersi la vita o quel che ne rimane.
Nella seconda parte del film, la vita di Tommaso si stravolge: la moglie, specchio del suo logoramento, decide di allontanarsi con i figli, lasciando il protagonista solo. Da qui il forte richiamo alla terra: “Abbandoniamo la superbia, ritorniamo a quattro zampe, perché ogni fiore ha bisogno di essere annusato”. Scena dopo scena, Tommaso si curva fino a prendere le sembianze di un cane che troverà la sua pace vicino al mare.
Per la crudezza delle scene “Tommaso blu” ricorda il film “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri del 1971 in cui Gian Maria Volontè esprime in modo netto l’insopportabilità del lavoro alla catena di montaggio.
Introducendo la pellicola, il regista David Grieco ribadisce l’importanza di proiettare film “invisibili” come “Tommaso blu” per la loro spaventosa attualità. Una condizione, quella del protagonista, che resta terribilmente attuale se si pensa alle molteplici forme di schiavitù mentali o fisiche dell’uomo contemporaneo.
Ad accompagnare il rinomato regista, Davide di Ciaula, figlio dell’autore, scopritore della pellicola Antonella Porfilo, che nel film, giovanissima, accompagna Haber nel ruolo di prostituta e sua liberatrice; i colleghi della fabbrica che hanno contribuito a ricostruire il contesto in cui si innestava il libro e successivamente il film di produzione tedesca.
Il libro fa parte della collana Franchi Narratori. Ricordiamo il primo numero con Padre padrone, in cui si collocavano storie autobiografiche di scrittori non professionisti. “Tuta blu. Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud” riscuote subito un buon riscontro commerciale soprattutto all’estero in paesi come Francia e Germania. Il film di Furtwängler presentato al festival di Taormina nel 1986 con Alessandro Haber premiato come migliore attore.
“Un film per riscoprire la memoria – spiega David Grieco – favorendone la fruizione ad un pubblico più ampio in luoghi come le scuole o le università”. La cruda realtà dell’operaio in continua lotta con la poeticità della vita e alla bellezza che dimentichiamo di osservare, temi più che contemporanei.
A cura di Antonio Nenna